lunedì 4 marzo 2013

Cinecounseling ® in aula: Calendario 2012


Per curiosità, alcuni tra i film proiettati lo scorso anno:


“MINORITY REPORT”

Coordinamento: Giulio Uffreduzzi
Supervisore: Mario Papadia

IL FILM
Regia di: Steven Spielberg.


Washington 2050. Un mondo vicino ma diverso dal nostro. Un prossimo futuro sospeso tra utopia e incubo, un mondo disumanizzato ed iper - tecnologico governato da tre veggenti in grado di prevedere il futuro arrogandosi il diritto di giudicare e punire gli uomini ancor prima che commettano dei crimini. La criminalità sembra così debellata. Si ignora, però, il libero arbitrio e la possibilità di scelta dell'uomo. Ma un giorno John Anderton, comandante della pre - crimine, viene accusato di un omicidio che ancora non ha commesso... trovandosi così a combattere il sistema in cui credeva.
Per dimostrare la sua innocenza il capitano dovrà scappare, affrontare il suo passato, mettere in gioco le sue relazioni e la sua vita. Riuscirà a scoprire quel rapporto di minoranza che sarà in grado di scagionarlo?




Linee di riflessione:



Agente John Anderton (Tom Cruise): “Tutti scappano”.

Agente John Anderton (Tom Cruise): “Devo riuscire a capire”.

Ed Witwer 1 (Colin Farrell): “Non è futuro se viene fermato”.

Ed Witwer 2 (Colin Farrell): “Cerco difetti. Il sistema è Perfetto ma se c’è un difetto, è umano”.

Lamar Burgess (Max Von sydow) “ Assicurarsi che ciò che ci mantiene al sicuro ci manterrà anche liberi”.  

Dr. Solomon Eddie (Peter Stormare): “Il futuro è sempre più interessante del passato”.

Agatha1 (Samantha Morton) “ Riesci a vedere?”

Agatha 2 (Samantha Morton) “ Tu puoi scegliere”.

Iris Hineman1 (Lois Smith): “Ogni tanto, quelli accusati di un precrimine, potrebbero avere un futuro”.

Iris Hineman 2 (Lois Smith): “Per poter abbracciare la luce ci sono delle volte in cui occorre rischiare l’oscurità”.

Iris Hineman 3 (Lois Smith): “ Che strano, tutti gli organismi sono uguali. Quando i giochi sono ormai fatti, quando la pressione sta salendo, ogni creatura sulla faccia della terra è interessata ad una cosa sola e solo a quella: la sopravvivenza”.

Howard Marks (Arye Gross) “ Io non ho fatto niente”.
Primo arrestato nel film

Fletcher (Neal McDonough): “Non farlo, non scappare”.

Gideon (Tim Blake Nelson): “Chi scava nel passato si ritrova pieno di schifezze”.

Michael (lo spacciatore): “Nel paese degli uomini ciechi, colui che ha un occhio solamente è re!”



“MARE DENTRO”

 
Coordinamento: Giulio Uffreduzzi
Supervisore: Mario Papadia
IL FILM
Regia di: Alejandro Amenábar.
Una pellicola che affascina, fa riflettere, commuove, stupisce e invita a riconsiderare la vita di noi tutti e dei nostri cari e il suo significato più intimo.
“Sono interessato alle persone, a ciò che dà un senso all’esistenza o a quello che lo  toglie: la morte.  Mare dentro è innanzitutto un viaggio” Alejandro Amenábar

Linee di riflessione
Il tema trattato nel film è l’eutanasia, ma la pellicola è ricca di spunti interessanti.
Amenábar coglie i temi su cui da sempre l’uomo riflette e li fa vivere attraverso i suoi personaggi. La rivendicazione del diritto alla morte di un uomo tetraplegico. La libertà di decidere della propria vita e l’amore che il protagonista  rivendica, a condizione che venga rispettata la sua scelta. In realtà i temi toccati sono molto più profondi della “normale” questione morale legata all’eutanasia: morte, libertà e amore. La morte fa parte della vita di ognuno, un ossimoro che può spaventare. Davvero la morte non deve spaventare perché, come sosteneva  Epicuro: “ quando ci siamo noi non c’è lei e quando c’è lei non ci siamo noi”? In realtà la morte è una compagna di viaggio. Il film tocca tutte le sfumature possibili. Il volersi lasciare andare alla morte considerando la vita solamente come cosa materiale, persa la fisicità non è più vita. La costrizione di vivere in un corpo già morto. La decisione di morire come questione di principio, come scopo unico che a volte toglie la vista su quello che la vita, nonostante tutto, può offrire, anche in condizioni estreme. Si è liberi davvero quando si decide di voler morire? La richiesta di  libertà del protagonista, in realtà, sembra quasi condizionare la libertà di chi gli è vicino.
I familiari hanno il diritto di non perdere quel qualcosa di loro che vive con il protagonista.
La morte spaventa a tal punto che, chi vuol morire, sembra poter essere contagioso? La morte di una persona cara fa morire qualcosa anche in noi.
In senso metaforico molte persone sono già morte, molti altri decidono di morire per poi rinascere. Decidere di vivere senza affrontare noi stessi o le proprie difficoltà è come morire. Con la decisione di morire il protagonista mette fine al suo calvario, e chiede rispetto per la sua libertà di scelta.  

Allora davvero la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri?
E’ libertà quella che ci spinge a chiedere “se mi ami rispetta la mia scelta di morire” o  meglio “aiutami a morire”. E’ davvero libera di amare colei o colui che accetta questa condizione?
Amore. L’amore per l’altro. La volontà di dimostrare all’altro quanto lo amiamo e quello che siamo disposti a fare per lui. Ma l’amore per se stessi? Non è amore anch’esso? Chi è colui che ama in maniera più intensa nel film? Colui che accetta l’idea che un proprio caro decida di morire? O colui che la rifiuta? Nella vita di tutti i giorni dimostriamo continuamente di amare, ma riusciamo ad amare noi stessi?




“INTO THE WILD”


                                                               Coordinamento: Floriana Ferrer
Supervisore: Mario Papadia

IL FILM

Regia di : Sean Penn.

Un film forte, intenso, vero. Un viaggio alla scoperta della natura selvaggia ed incontaminata. Un viaggio alla ricerca di se stessi.

Vivere, soltanto vivere. In quel momento, in quel luogo. Senza mappe, senza orologio, senza niente. Montagne innevate, fiumi, cieli stellati. Solo io e la natura selvaggia”.    Christopher McCandless



Linee di riflessione

Il tema del film ruota attorno alla ribellione del protagonista, alla sua fuga da una realtà che gli sta stretta, al desiderio di vivere l’avventura sulla propria pelle e nella propria anima sentendosi in questo modo libero. L’obiettivo sarà "trovarsi almeno una volta solo davanti alla pietra nuda; solo con le proprie mani".
Tanti sono gli spunti e le riflessioni che il film ci offre: "I meglio preparati a perdere il mondo per ritrovare se stessi sono coloro che sentono il bisogno di una nuova vita e per questo sono più pronti ad accoglierla". Questo scrive Thoreau, lo scrittore tanto amato da Christopher che lo accompagnerà insieme ai libri di altri autori nel suo viaggio alla volta dell’Alaska.
Qual è la nuova vita che Christopher sta cercando? E quale vita si prospetta per quelli che in qualche modo sono legati a lui?
Il ragazzo scappa dopo il diploma da una vita prestabilita e schematica come quella dei genitori che gli toglierebbe la libertà. Scappa anche da quei genitori che hanno costretto lui e la sorella a vivere, assistere e subire una vita fatta di menzogne ed infelicità. Scappa dalle cose materiali senza le quali finalmente potrà arrivare alla verità e alla perfezione e cioè essere da solo in compagnia del nulla. Un nulla grazie al quale potrà finalmente scoprire ciò che desidera e ciò che lo rende libero: la felicità non è tale se non è condivisa.
Ma noi cosa siamo disposti a lasciare per raggiungere un obiettivo? Un ideale? E per trovare se stessi bisogna stare da soli? Bisogna spingersi fino al limite ed anche oltre?
I genitori di Christopher saranno sconvolti dalla sua fuga ma questo darà loro modo di riflettere e mettersi in discussione. Il dolore li addolcirà e renderà più uniti. La sorella, comprensiva e per certi versi anche complice, si ritroverà a fare i conti con un silenzio ogni giorno sempre più pesante. Un dolore improvviso oppure un gesto eclatante quanto incidono, quindi, sui nostri comportamenti? Saranno questi a spingerci a riconsiderare alcuni aspetti della nostra vita?
Il ragazzo incontrerà tante persone nel suo viaggio. Uomini e donne con i loro dolori, le storie non risolte, l’attrazione per una ragazza, un anziano che gli dice con amore che vorrebbe adottarlo e fargli da nonno; ma Christopher non si fermerà e si allontanerà da tutti loro prima che l’incontro possa trasformarsi in una relazione più intima. Ma essere così determinati nel raggiungimento di un obiettivo cosa vuol dire? E  può essere considerato un atto egoista? Se troviamo sul cammino qualcuno che vuole farci cambiare idea come reagiamo? Evitiamo il confronto? E come Christopher anche il legame? E che succede se cambiamo idea?
Il fascino di un ideale, la vita con i suoi obblighi e le sue fughe, i punti di vista che cambiano grazie alle esperienze della vita …

 Cosa significa essere liberi?







“NEVERLAND”
Coordinamento: Floriana Ferrer
Supervisore: Mario Papadia

IL FILM

Regia di : Marc Forster

E’ la storia romanzata, ma non troppo, di un periodo della vita dello scrittore ed autore teatrale James Matthew Barrie.  E’ in piena crisi creativa quando un incontro casuale con una giovane vedova ed i suoi quattro figli cambierà la sua vita …       


Linee di riflessione
                                      
Siamo alla ricerca dell’isola che non c’è?”
Johnny Depp: James Matthew Barrie, lo scrittore che ha trovato nell’arte il proprio modo di comunicare.
Possiamo affrontare un disagio osservandolo da un altro punto di vista?

Kate Winslet: Sylvia Llewelyn Davies, la giovane vedova anticonformista ed intelligente. Si ammalerà di cancro e cercherà di tenerlo nascosto.
E’ giusto mentire per “proteggerci e proteggere”?            

Julie Christie: Mrs. Emma du Maurier, l’intransigente madre di Sylvia che, dal dettare regole, si troverà a fare i conti con il potere dell’immaginazione.
Quanto i comportamenti e le regole ci mettono in difficoltà?

Radha Mitchell: Mary Ansell Barrie, ex attrice e moglie di James. Lo lascerà iniziando una nuova relazione sentimentale.
Tu che avresti fatto?

Dustin Hoffman: Charles Frohman, il produttore teatrale che consente a Barrie di portare in scena i suoi spettacoli.
Quanto è importante il sostegno nelle tappe della nostra vita?

Freddie Highmore: Peter Llewelyn Davies, uno dei figli di Sylvia. Pare sia lui l’ispiratore di “Peter Pan” …
E’ lui il protagonista?

Nick Roud: George Llewelyn Davies, il maggiore dei figli di Sylvia che imparerà a prendere decisioni importanti e a farsi ascoltare.
Se modifichiamo il nostro modo di agire cosa succede?

Eileen Essel: Mrs. Snow, l’anziana signora che si reca a teatro per assistere alla prima di “Peter Pan” per scoprire che …
Cosa scopre e chi è secondo te Mrs. Snow?

                                ….. e tu, con chi stai?






“VERO COME LA FINZIONE”


Coordinamento: angela bianchi

Supervisore: mario papadia



IL FILM

Regia di: Marc Forster

Harold Crick è un uomo che vive la propria esistenza attraverso i numeri. Conta le volte che muove lo spazzolino tra i denti, i passi che compie per arrivare alla fermata dell’autobus, esegue a mente calcoli impossibili. Una mattina, appena svegliato e pronto a svolgere il proprio lavoro di esattore delle tasse, sente una voce femminile. La voce descrive i movimenti di Harold e ogni azione che compie. Contemporaneamente, una famosa romanziera in preda a un blocco creativo, sta proprio scrivendo la storia di quell’uomo qualunque. Realtà e finzione sono due mondi che corrono in parallelo percorrendo una linea dolcemente surreale………

Linee di riflessione
“ E’possibile cambiare il destino? ”


Will Ferrell: Harold Crick, un ispettore del servizio fiscale americano, una vita regolare scandita dal suo orologio da polso.
Può un imprevisto “liberarci” da “noi stessi”?

Maggie Gyllenhaal: Ana Pascal, che Harold conosce durante un’ispezione, e se ne innamora. Dapprima la donna detesta Harold, poi pian piano lo ricambia.
Cosa può determinare simile cambiamento?

Emma Thompson: Kay Eiffel, scrittrice, che sta attraversando un blocco creativo. Il punto a cui Kay non riesce a trovare soluzione è come far morire un suo personaggio, un ispettore delle tasse chiamato Harold Crick.
Quanto la resistenza al cambiamento ci può portare alla crisi?

Queen Latifah: Penny Escher, segretaria inviata dalla casa editrice al fine di spronare Kay a terminare il libro Quanto sono  importanti mediazione e supporto in certi momenti della vita?

Linda Hunt: Dottoressa Mittag – Leffler, è la psicologa a cui si rivolge Harold, che stranamente lo indirizza ad un professore esperto di letteratura, Jules Hilbert.
Ma la Dott.ssa Mittag quale ruolo svolge?! E’ realmente una psicologa?!

Dustin Hoffman: Professor Jules Hilbert, critico letterario, che imposta la sua terapia esortando Harold a capire in quale intreccio egli si trovi, se in una commedia o in una tragedia
La letteratura e l’arte in genere portarci a conoscere realmente la strada della    nostra vita?


…..e tu, con chi stai?





“ALLA RICERCA DELL'ISOLA DI NIM”


Coordinamento: angela bianchi
Supervisore: mario papadia
IL FILM

Regia di: Jennifer Flackett, Mark Levin

Una trama paradossale, che mette in contatto una bambina che non ha timore di niente ma ha bisogno dei romanzi per volare con la fantasia e un’adulta sognatrice affetta da una forma invalidante di agorafobia acuta che ha bisogno di una bambina per uscire di casa e dall’impasse creativo.

Linee di riflessione

La  prima riflessione riguarda la solitudine e soprattutto quanto è diversa la valenza che questo concetto assume in ognuno dei personaggi così come in ognuno di noi.
Considerando le reazioni alla solitudine dei personaggi verrebbe di farsi alcune domande:
Quanto è vero che essere soli porti necessariamente ad una condizione negativa?
Quanto la solitudine ci spinge a trovare soluzioni creative alla nostra esistenza?
Solitudine e fantasie: quale connubio?
Durante il film emerge che l’autrice dei libri di avventura, che  Nim adora leggere, soffre di una forma acuta di agorafobia, una delle manifestazioni ansiose più invalidanti. E’ noto a tutti che colui che soffre di questo tipo di disturbo  spesso diventa completamente dipendente dalle mura domestiche, oppure è costretto ad uscire di casa solo quando è accompagnato.  
E chi lo avrebbe mai immaginato che una scrittrice che racconta le gesta avventurose del suo personaggio non fosse nemmeno in grado di affacciarsi alla porta di casa?
Nello svolgimento del film però arriva una “SVOLTA” che permette ad Alexandra di rompere i suoi schemi mentali: 
NIM, UNA BAMBINA CHE SI TROVA DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO HA BISOGNO DI LEI……
Quanto è importante una motivazione nella vita?
Quanto una motivazione può spingere una persona a superare una chiusura esistenziale, una colpa, una paura, una psicopatologia? Può essere una spinta alla rinascita? 
L’amore e la propensione verso gli altri potrebbero aiutarci a tirare fuori ciò che siamo e che non esterniamo per paura di non essere all’altezza?
Ma se ad un tratto le nostre paure venissero temporaneamente offuscate dalla necessità di aiutare una persona bisognosa? Cosa succederebbe? 
…. Chissà  potremmo essere tutti un po’ un Alex Rover mascherato da Alexandra…. 
Perché precludersi la vita, le occasioni, solo per la paura di non essere all’altezza?


1 commento:

  1. Credo che il cinecounseling sia uno strumento straordinario per guardarsi dentro, cercare quelle sfumature che ci permettono di conoscerci meglio.
    E’ con questo spirito che ho presentato i due film della scorsa stagione.
    Minority Report e Mare Dentro.
    Diversi l’uno dall’altro ma allo stesso modo intensi.
    Una linea comune, nei due film, corre sul filo della libertà.
    Dopo la proiezione di entrambi i film, dalla condivisione e dal lavoro di counseling, è emerso che il nostro concetto di libertà è molto più condizionato di quello che pensiamo.
    Siamo davvero liberi di scegliere? E’ libertà, scrivevo nella scheda di presentazione di Mare Dentro, quella che ci spinge a chiedere “se mi ami rispetta la mia scelta di morire” o meglio “aiutami a morire”. E’ davvero libera di amare colei o colui che accetta questa condizione?
    E’ libero davvero colui cui viene impedito di vivere il futuro, perche nel futuro potrebbe commettere un crimine? Come accade in Minority Report.
    E’ stato curioso ed interessante constatare, durante il lavoro, come ognuno di noi è condizionato dalla vita, dagli eventi, dalle persone o da noi stessi.
    I personaggi dei film ci appartengono molto più di quanto pensiamo.
    Alcuni, durante la condivisione, si riconoscevano in parte nell’uno in parte nell’altro personaggio.
    Alcuni apparentemente non si riconoscevano per nulla in nessuno dei personaggi, salvo poi, costatare il contrario. Ognuno di noi è protagonista, comparsa e antagonista della storia.
    E’ stato un lavoro proficuo sotto molti punti di vista, nella scorsa stagione abbiamo toccato, l’aspetto emotivo e imparato come vedere un film con altri occhi.
    Con occhi che vanno oltre il cinema fin dentro la nostra vita.

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